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Attuazione legge 194 e diritti delle donne, Calabria fanalino di coda

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Riceviamo e pubblichiamo:

Sono 38 anni che in Italia vige un’importante legge di civiltà che affida all’autonoma libertà della donna la decisione se portare a termine una gravidanza. Mi riferisco alla 194 che sancisce l’interruzione volontaria di gravidanza. Con la I.V.G. del maggio 1978, l’Italia avvia il riconoscimento alla donna di poter autonomamente decidere del proprio corpo. Nella fattispecie la donna esce dalla clandestinità, da una pratica antica; Il mio pensiero va a Marco Pannella, indiscusso protagonista dell’impegno civile e politico per il riconoscimento di tale diritto.Con la 194 si è fatto un grande passo in avanti verso il riconoscimento dei diritti alle donne: i ventidue articoli che compongono la legge sono frutto del continuo intervento sulla stesura della normativa, che ha prodotto il movimento delle donne.La legge sull’aborto fu una novità culturale sconvolgente sotto ogni profilo. Quanto per secoli era esercitato in gran segreto (inconfessabile), ora le donne lo possono dichiarare apertamente; ricordo che il codice penale sopravvissuto al fascismo puniva la pratica dell’interruzione della gravidanza con anni di galera.Le donne negli anni settanta del secolo scorso uscivano, finalmente, allo scoperto su un tema ritenuto una vergogna e in modo ipocrita, se ufficializzato, un peccato e un reato. Tutto iniziò con il processo alla diciassettenne Gigliola Pierobore per interruzione di gravidanza: reato che aveva rivendicato: fu la scintilla che avviò uno dei più importanti movimenti femminili in Italia. Molte furono le proteste e le provocazioni; iniziarono i viaggi collettivi a Londra e alla disubbidienza civile con  aborti praticati nelle sedi dei radicali; ci furono arresti quali quelli a Emma Bonino e Adele Faccio.La “gestione” della definitiva 194 fu molto lunga, tre anni; tanti oscurantisti furono i nemici del riconoscimento dell’autodeterminazione delle donne.La 194 è stata una legge travagliata, che in qualche modo si concluse ufficialmente con il referendum contro l’aborto, bocciato da oltre il 68% degli italiani.Ora, nel 2016, a che punto siamo rispetto al concreto diritto di praticare l’interruzione volontaria di gravidanza? Ritengo, in gran parte, che vi è la negazione, di fatto, dell’applicazione della legge. Vi sono intere Regioni nelle quali è difficilissimo procedere all’I.V.G.; ci sono ospedali in cui tutti i medici si dichiarano obiettori di coscienza. La Calabria non è di meno: offre alle donne richiedenti, di solito, umiliazioni, preoccupazioni e grandi disagi; le italiane e le calabresi sono spesso costrette a recarsi all’estero per esercitare un diritto “precluso” in Italia.I pochi medici non obiettori sono posti in grande difficoltà e stress.E’ necessario correre ai ripari, come?Le istituzioni ai vari livelli devono riavviare un processo di acculturazione sulla materia (percorrere la strada maestra del laicismo per distinguere l’argomento dal credo religioso).L’organizzazione del Servizio Sanitario Nazionale, ma anche Regionale dovrà prevedere la possibilità di garantire alle richiedenti l’esercizio di tale diritto. L’I.V.G. dovrà essere uno dei servizi certi.I bandi di assunzione per il personale medico con specializzazione in ginecologia e ostetricia, dovranno essere dedicati con pena la decadenza e prevedere, fra le clausole, che si potrà partecipare se non si è obiettore di coscienza. L’assunzione sarà, pertanto, specifica anche se non totalizzante a danno di altre attività professionali.          Dovrà, insomma, essere prevalente il diritto della donna, ma anche il dovere da parte delle istituzioni di garantirlo.In alcune realtà ci si sta muovendo in tal senso (vedi il San Camillo a Roma).La Calabria, spero, non continui a restare fanalino di coda.

  Sabatino Nicola Ventura                         

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