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Bimbi sottratti alla madri violenza di Stato

Scritto da Google News. Postato in Diritti delle donne

Mezzogiorno, 15 luglio 2021 - 12:40

di Gabriella Ferrari Bravo

Trattare un bambino di undici anni come un «catturando», mobilitare l’anticrimine per allontanarlo dalla madre, suscita sdegno per la sproporzione tra l’asserita difesa del diritto del minore ad avere come riferimenti affettivi entrambi i genitori e i mezzi violenti usati per imporre questo stesso diritto.

È ciò che potrebbe accadere al figlio di Laura Massaro, su decreto del Tribunale per i minorenni di Roma che ha chiesto per eseguirlo l’intervento dell’anticrimine. Alla lista di soggetti criminali come Matteo Messina Denaro e altri condannati, ricercati da decenni, si aggiunge un bambino. E non è il primo. C’è qualcosa di surreale in questo, una contraddizione aberrante, evidente a chiunque.

Contro quest’abuso, dal 5 al 17 luglio è stata indetta una mobilitazione, organizzata in molte città da Madri in Rivolta. A Napoli, il 13 scorso le donne hanno manifestato davanti alla Prefettura ed esposto le proprie ragioni, con l’adesione di associazioni e collettivi come Terra di lei, No Pillon Napoli, FreeDomina, Donne per le Donne, Avanguardia Femminista, Luna Rossa, Arcidonna Napoli, Catena rosa, TiAscolto, Centro Antidiscriminazioni Cittadinanza attiva, One Billion Rising Napoli e altre. Come racconta Maria Esposito Siotto: «Il presidio di Napoli contro la sottrazione di bambini alle madri ha visto la partecipazione di molte donne, testimoni di storie incredibili. Un grazie particolare al prefetto, per averci ricevute, per l’attenzione e la disponibilità all’ascolto. Le istituzioni sono una garanzia di democrazia e partecipazione».

Si è perso ogni senso della misura. E nessuno sembra riflettere sul silenzio del padre del bambino che, se animato da affetto per il figlio, dovrebbe per primo rifiutare — invece che sollecitare — una simile misura. Cos’altro provocherebbe se non traumi tali da alienargli per sempre la possibilità di essere amato, e persino quella di poterlo guardare negli occhi senza doverli abbassare? Questi sono gli effetti della teoria della Pas, e questo tipo di “trattamento” costituisce il risultato diretto del sostanziale riconoscimento della Sindrome da Alienazione Parentale, nelle varie declinazioni e diciture da essa assunte nel tempo, secondo cui se un bambino rifiuta di avere rapporti con il genitore, lo teme, parla di maltrattamenti, è colpa delle «madri malevole» che li condizionano.

La sindrome, come tutti gli psicologi sanno, è stata più volte rigettata dalla comunità scientifica internazionale. Ma se la Pas nella sua originaria formulazione è caduta in disuso assumendo nuovi nomi nella sua vita proteiforme, non è caduto in disuso il trattamento dei suoi presunti effetti. L’alienazione genitoriale, comunque la si chiami, negata a parole, resta sovranamente insediata nelle cosiddette «terapie di decondizionamento», in pratica terapie della minaccia, cui si ricorre ignorando il dolore che comportano.

Ora finalmente si levano delle voci per stoppare questa prassi. Essa, in base a un’ipotesi terapeutica che fa a pugni con il codice deontologico delle professioni di cura, sostiene soluzioni per ripristinare il «diritto alla bigenitorialità», un diritto del minore — non dei genitori —, in palese violazione del suo diritto primario alla salute.

Accettare tali pratiche vuol dire sancire la scomparsa dell’asserito preminente interesse dei minori dal sistema della giustizia, che si mostra malato di adultocentrismo. Su questo tema lavoriamo dal 2019, con le colleghe Reale, Arcidiacono, Bozzaotra e Ricciardelli, firmatarie del «ProtocolloNapoli», documento che diffonde linee guida nei procedimenti penali e civili sull’affidamento dei figli nei casi di violenza familiare diretta o assistita, nel solco della Convenzione di Istanbul e contro la violenza istituzionale, un vero colpo di maglio che fa a pezzi i diritti dell’infanzia e delle donne.

Abbiamo chiesto all’Ordine nazionale degli psicologi d’istituire una commissione d’inchiesta, domandando a quale titolo simili trattamenti - documentati, nonostante gli sforzi per occultare i mezzi di persuasione usati - siano strenuamente applicati fino ad aver ragione di un bambino mediante l’uso della violenza fisica. Laura Massaro si è appellata al Presidente della Repubblica, alla ministra della Giustizia e alla ministra dell’Interno e alcune voci si sono alzate, tra cui quella autorevole della presidente della Commissione femminicidio, la senatrice Valeria Valente. Altre seguiranno.

Siamo tutte e tutti in debito con le madri in lotta per i loro bambini. Ci si augura, ora, che ricevano una solidarietà non limitata alle adesioni formali. Per ottenere risultati concreti, cioè: giustizia.

15 luglio 2021 | 12:40

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