I diritti umani e delle donne, sempre in pericolo
Questa è un’edizione straordinaria di F(t)E(a)M per ricordare a tutti come basti poco per mandare in frantumi i diritti umani. Soprattutto quelli delle donne.
In Afghanistan sappiamo tutti cosa sta succedendo e rimanere stupiti di ciò è abbastanza strano: i diritti umani , soprattutto quelli delle donne sono i primi che spariscono. Cambia un governo? I diritti cambiano. Arriva una dittatura? I diritti conquistati con grande fatica spariscono.
Sappiamo benissimo tutti che l’essere umano crede di avere la presunzione per poter decidere sugli altri. Per questo la frase “Nel 2021 è impossibile che succedano ancora certe cose“, senza offesa ma fa abbastanza ridere. Basta guardare nel proprio giardino per rendersi conto che nel nostro paese “così tanto occidentalizzato” in realtà, la parità di genere è molto lontana. O che solo fino a 40 anni fa le donne non potevano divorziare dal marito oppure abortire. E per quanto riguarda quest’ultimo, basta che cambi governo e ogni volta è il primo diritto a essere messo in discussione.
Basta analizzare la storia occidentale per rendersi conto di come i diritti delle donne non siano mai presi in considerazione. Nell’antica Grecia, che noi definiamo la “culla della democrazia” le donne venivano usate solo per procreare perché per divertirsi provando piacere c’erano gli altri uomini. Ovviamente non potevano votare, la politica non era una “questione femminile”, come se le leggi non riguardassero anche l’altra metà della popolazione dell’antica Grecia. Nell’antica Roma non che la situazione fosse molto diversa, ma operavano di nascosto. Ovviamente sui libri di storia non ci sono, ma in qualche saggio femminista potete conoscere la loro storia. Donne che oggi definiremmo vere e proprie matrone come la madre di Giulio Cesare, Aurelia Cotta, difese diverse volte il figlio dagli attacchi politici. Abbiamo la prima Imperatrice donna dell’Impero Romano: Livia Drusilla, moglie dell’imperatore Augusto. Astuta e intelligente sta sempre dietro un uomo per poter governare, madre, nonna e bisnonna di tutte le figure importanti in quel momento a Roma. Oppure abbiamo Flavia Giulia Elena, la madre del famoso Costantino I. Rimase accanto al figlio soprattutto durante la conversione al Cristianesimo e alle sue decisioni di dare libertà religiosa ai cittadini nel 313 d.C.
Ok, ma con il Rinascimento va meglio no? La culla della cultura italiana. No, inizia la caccia alle streghe. Infatti dal 1400 per tre secoli circa le donne venivano accusate di stregoneria e condannate al rogo. Spesso erano allevatrici, guaritrici (con piante officinali, niente magia) o prostitute. Oppure bastava semplicemente stare antipatiche, o non servire più a qualcuno ed ecco che si prendeva fuoco, come la famosa eroina Giovanna d’Arco.
E per quanto riguarda il periodo dell’Illuminismo? Risponderebbe Olympe de Gouges, dicendovi che è stata condannata alla ghigliottina per aver scritto Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina (1791) in cui dichiarava l’uguaglianza politica e sociale tra uomo e donna.
Solo durante il Risorgimento italiano, le donne vedono che la loro partecipazione è apertamente richiesta e riconosciuta. I salotti dove spesso si trovavano solo gli intellettuali uomini, viene gestita dalle donne. Si arruolano per andare a combattere contro gli stati che governavano l’Italia, tutti insieme. Un esempio è la famosa Anita Garibaldi sempre affianco del marito.
Arriviamo al XX secolo: siamo in Italia, piano piano i diritti delle donne crescono sempre di più. Nel 1946 per la prima volta le donne hanno diritto di voto. Solo 75 anni fa le donne nel nostro paese hanno potuto dire la loro opinione in politica. La mappa del mondo dimostra in tutti i paesi quando le donne hanno avuto per la prima volta diritto al voto. Questo dovrebbe far riflette: solo perché siamo nel 2021 e abbiamo raggiunto determinati traguardi, non vuol dire (purtroppo) che siamo alla fine del viaggio anzi, abbiamo appena iniziato.